Un
caso shock in Sudan ha riportato agli "onori" delle cronache l'accusa
anacronistica di "apostasia". Una donna, recentemente, ha dato alla
luce il suo bambino in carcere. E' stata condannata a morte (impiccagione) per
aver sposato un uomo cristiano e convertito alla sua religione. Il tribunale ha
negato la validità del matrimonio.
I gruppi statunitensi per i diritti si sono opposti al verdetto del tribunale e gli avvocati si sono adoperati, anche attraverso il lancio di una petizione, per ottenere la clemenza.
I gruppi statunitensi per i diritti si sono opposti al verdetto del tribunale e gli avvocati si sono adoperati, anche attraverso il lancio di una petizione, per ottenere la clemenza.
Oggi Meriam, quella donna, è libera.
Le leggi che considerano reato l'apostasia esistono sulla
carta in una minoranza di paesi (l'11% su scala mondiale) secondo la Pew.
[www.pewresearch.org]
Si tratta prevalentemente di paesi legati alla religione musulmana.
La mappa sopra è dal 2012 e sintetizza le punizioni che vanno dalle multe alla perdita della cittadinanza al carcere fino alla morte.
La seconda cartina , invece, mostra i numerosi paesi non musulmani nei quali ancora esistono leggi sulla blasfemia.
La distinzione è complessa: l'apostasia equivale a un'eresia, un atto di tradimento o abbandono di una comunità religiosa per un'altra considerata "nemica".
La bestemmia,invece, è in teoria un atto meno sociale e maggiormente diretto verso il divino. Ma, in pratica, le leggi contro l'apostasia e la blasfemia sortiscono lo stesso effetto: la repressione delle minoranze religiose e la censura della libera espressione. Attualmente, la più grande rete televisiva privata del Pakistan - GEO - è sotto attacco per la presunta messa in onda di uno spettacolo blasfemo.
In Pakistan secondo un recente rapporto, 14 persone sono state condannate a morte in seguito a sentenze di colpevolezza per blasfemia e 19 detenuti sono stati condannati all'ergastolo. Ma centinaia sono i cittadini arrestati o accusati di aver commesso questo crimine.
[www.pewresearch.org]
Si tratta prevalentemente di paesi legati alla religione musulmana.
La mappa sopra è dal 2012 e sintetizza le punizioni che vanno dalle multe alla perdita della cittadinanza al carcere fino alla morte.
La seconda cartina , invece, mostra i numerosi paesi non musulmani nei quali ancora esistono leggi sulla blasfemia.
La distinzione è complessa: l'apostasia equivale a un'eresia, un atto di tradimento o abbandono di una comunità religiosa per un'altra considerata "nemica".
La bestemmia,invece, è in teoria un atto meno sociale e maggiormente diretto verso il divino. Ma, in pratica, le leggi contro l'apostasia e la blasfemia sortiscono lo stesso effetto: la repressione delle minoranze religiose e la censura della libera espressione. Attualmente, la più grande rete televisiva privata del Pakistan - GEO - è sotto attacco per la presunta messa in onda di uno spettacolo blasfemo.
In Pakistan secondo un recente rapporto, 14 persone sono state condannate a morte in seguito a sentenze di colpevolezza per blasfemia e 19 detenuti sono stati condannati all'ergastolo. Ma centinaia sono i cittadini arrestati o accusati di aver commesso questo crimine.
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